Il processo civile telematico nasce con il d.p.r. n. 123 del 2001, progetto ad opera del Ministero della Giustizia che mira all’automatizzazione il flusso di documenti e informazioni tra i soggetti coinvolti nei processi civili. Al d.p.r. n. 123 del 2001 seguono tre decreti ministeriali: due inerenti le regole tecnico-operative e sono il d.m. 14 ottobre del 2004 e d.m. 17 luglio 2008; uno è il d.m. 15 dicembre 2005 inerente ai modelli DTD che definiscono la struttura e gli attributi dei documenti informatici in formato XML. Di recente emanazione troviamo poi la legge n. 24 del 2010 e il decreto n. 44 del 2011. Il legislatore con il PCT non ha voluto creare un nuovo strumento processuale ma piuttosto dare la possibilità di comunicare, formare e notificare, tra i soggetti del processo, gli atti processuali attraverso documenti informatici. Ciò è possibile in quanto nella materia processuale civile il computer permette di automatizzare l’iter processuale dal momento dell’iscrizione a ruolo della causa fino alla definizione del giudizio. Si creerà pertanto una consultazione a distanza dei registri di cancellerie ed una interazione da parte delle parti col fascicolo informatico. Ciò vorrebbe portare ad evitare e ridurre i tempi morti all’interno del processo dovuti talvolta alle notificazioni, alle attese di trasmissione degli atti da un ufficio all’altro ed evitare le lunghe code presso le cancellerie permettendo l’invio telematico degli atti.
Pertanto i soggetti coinvolti interagiranno nel PCT con diversi applicativi:
• gli avvocati, tramite accesso al PolisWeb e possono essere agevolati nella gestione dei fascicoli utilizzando anche la consolle dell’avvocato;
• il personale di cancelleria utilizza S.I.E.C.I.C. e S.I.CI.D.
• il magistrato con la consolle-scrivania del magistrato o Mag office.
Fondamentale poi per lo sviluppo del PCT saranno gruppi di studio formati dai vari soggetti (magistrati, avvocati, personale di cancelleria) per poter risolvere e sottolineare i problemi di interesse comune.