Un fattore caratterizzante l’attuale momento storico è la consapevolezza della vera portata della rivoluzione in atto. L’elemento di novità sta nel mezzo veicolatore: Internet.
A testimonianza del riconosciuto momento congiunturale si è da poco concluso l’eG8, un summit per discutere dei temi caldi della rete – tra cui la proprietà intellettuale e la tutela del copyright in rete – a fronte dei quasi due miliardi di navigatori abituali.
Le innovazioni tecnologiche connesse a internet hanno prodotto la creazione di un’economia partecipata nella quale ogni utente elabora, produce e condivide una serie di contenuti, contribuendo così alla creazione e al progresso di una società globalizzata e fully-connected. Gli strumenti più utilizzati sono sicuramente i social-network e i blog, popolati da persone che condividono materiale potenzialmente frutto di creazione intellettuale.
Si assiste ad un conflitto tra imprese, filosofie e culture create e sviluppate nell’era di internet e tutte quelle precedenti legate alla materialità dei supporti. Proprio a causa della vincita delle prime, internet è diventato il mezzo veicolatore del sapere. La stampa è fissità e fisicità, mentre il web (e il digitale in generale) è ubiquità e immaterialità: da questo assunto nascono tutti i problemi, per la risoluzione dei quali è necessario un mutamento di concetti e di ideologie radicate in sistemi “pre-digitali”.
Pertanto sono stati introdotti nuovi concetti (“downloading/uploading”) nonché nuove logiche di sfruttamento dei diritti si sono imposte all’attenzione, spingendo la riflessione giuridica a considerare se non fosse addirittura opportuno ipotizzare un diritto d’autore “2.0”, più adatto alla rivoluzione digitale (RICOLFI). La tutela di queste opere dell’ingegno è quindi un punto in cui il singolo utente può decidere se rimanere all’interno della legalità.
Risulta quindi fondamentale accompagnare gli utenti all’educazione del diritto di autore e delle nuove tecnologie con regole semplici ed immediate al fine di cogliere le straordinarie opportunità di crescita e di interazione.
Per questi motivi nascono modelli di gestione dei diritti sulle opere dell’ingegno i quali rendono lecite, nel rispetto dei diritti altrui, pratiche nate appositamente sul mezzo telematico da una costola del copyright.
Si tratta dei modelli “copyleft”, i quali promuovono un approccio versatile alla tutela dei diritti degli autori, conferendo ad essi la scelta di quali diritti riservarsi, lasciando per il resto ampie possibilità d’utilizzo alla pubblica utenza (ALIPRANDI). Infatti, il copyright risulta sintetizzabile nella formula “tutti i diritti riservati”, mentre il copyleft in “alcuni diritti riservati”.
Il vero vantaggio consiste nella gestione diretta dei propri diritti da parte dell’autore, bypassando gli intermediari. Nascono così moltissime licenze create ad hoc a supporto della filosofia copyleft, in primis le licenze Creative Commons, arrivate alla versione 3.0 e dotate di una forte versatilità e capacità di adattamento alle situazioni più disparate. Fondamentali sono anche le licenze GPL per il software.
Esclusivamente in tale maniera si potrà evitare una sottovalutazione delle potenzialità del mercato digitale. La mancata risoluzione di questo emblema digitale significherebbe perdere una irripetibile occasione di sviluppo economico e sociale: l’accesso ai contenuti stimola la domanda di capacità trasmissiva, la creatività e la cultura generalizzata. A fronte di questi fattori bisogna necessariamente considerare la Rete quale straordinaria piattaforma di competizione e collaborazione e cercare di normarla per tutelare gli interessi del proprio popolo. Fondamentale è però capire che non si tratta di una mera trasposizione del mondo materiale, ma di un nuovo mondo necessitante di regole proprie, analizzabili necessariamente prima da un punto di vista informatico.